Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Di Ettore (del 15/07/2008 @ 20:38:17, in Firenze, linkato 1506 volte)
Foto scattata da me questo pomeriggio al Piazzale Michelangelo
Firenze, 15 lug - Da questa mattina, e fino al 17 luglio, Saverio Tommasi, attore fiorentino, vivra' giorno e notte in una gabbia di metallo e filo spinato montata sul suo furgoncino in sosta al piazzale Michelangelo.
L'attore fiorentino mangera' e dormira' all'interno della gabbia (delle dimensioni di 170 per 120 centimetri) per almeno 72 ore per protestare, spiega, ''contro la disponibilita' manifestata dall'amministrazione comunale di costruire un Centro di permanenza temporanea anche a Firenze''.
Durante i tre giorni verra' rappresentato in anteprima il testo 'Dialogo tra Uomo e Rom' e sara' presentato a passanti e turisti un appello contro i Cpt. ''Crediamo - si legge nel documento - che rinchiudere in gabbia persone che non hanno commesso alcun reato sia un abominio, una grave violazione dei piu' elementari diritti dell'uomo e dei principi fondamentali del diritto internazionale''.
Tommasi ha scelto questa singolare performance artistica di protesta perche', spiega, ''mi piace un teatro che possa influire nella vita sociale''.
Firenze Saverio Tommasi CPT
Di Ettore (del 04/06/2008 @ 22:35:35, in Varie, linkato 2203 volte)
Questa foto l'ho scattata oggi pomeriggio in Via San Gallo. La macchina, parcheggiata malissimo, che blocca il traffico, e che ha creato una coda di auto e scooter, appartiene alla Polizia Provinciale!
Innanzitutto mi spiegate quali sono i compiti propri e peculiari della Polizia Provinciale???? Ne abbiamo proprio bisogno?
Ma la multa a questi non la fanno mai??? Eppure mi sa che loro ne possono fare e ne fanno...
Bah...
Firenze Via San Gallo Polizia Provinciale
Di Ettore (del 21/05/2008 @ 22:21:52, in News, linkato 1410 volte)
Di Ettore (del 21/05/2008 @ 22:11:45, in Firenze, linkato 1579 volte)
Cento Cantori per Firenze 2008 è stata proprio una bella esperienza.
Abbiamo preso un po' d'acqua ma ci siamo arricchiti e speriamo che un po' abbiano apprezzato e si siano arricchite anche le molte persone che sono venute a sentirci.
Da ripetere!
Ettore legge il Canto XVI dell'Inferno
Lettura corale del XXXIII del Paradiso sul sagrato del Duomo
Firenze Dante Cento Cantori Divina Commedia
Di Ettore (del 17/05/2008 @ 01:53:46, in Firenze, linkato 1499 volte)
Ritorna domani, per la terza volta, la manifestazione 100 cantori per Firenze, all'improvviso Dante.
La manifestazione che si svolge, nell'ambito del Genio Fiorentino, porta in mezzo alla gente la Divina Commedia. Tutti i cento canti verrano declamati per le vie di Firenze da 450 cantori e alle 20 tutti insieme, sul sagrato del Duomo, declameranno il XXXIII Canto del Paradiso.
Quest'anno partecipo anch'io e leggerò il XVI Canto dell'Inferno in Piazza Pitti, sul lato destro di Palazzo Pitti, alle ore 17.10.
Per maggiori informazioni visitate il sito 100cantoriper. Vi aspetto numerosi.
Firenze Dante Firenze Divina Commedia
E' stato tristissimo...
Ero allo Stadio e il contraccolpo fra il clima di festa del pre-partita e di tensione della partita con la delusione finale è stato grande.
Alla squadra e al mister non ho da rimproverare nulla.
I Rangers hanno giocato tutte e due le partite solo in difesa (e poi il catenaccio è di noi italiani), hanno fatto un solo tiro in porta in entrambi le partite e hanno dimostrato un tasso tecnico inferiore al nostro.
Noi siamo stati sfortunati a non trovare quel goal, che li avrebbe stesi definitivamente, nei rari momenti che abbiamo potuto esprimere il nostro gioco.
A volte il calcio è così e bisogna prenderne atto.
La Fiorentina è la squadra migliore vista quest'anno in Coppa UEFA ma non ci sarà in finale. Peccato!
Grazie Ragazzi per tutto quello che avete fatto e per le emozioni che ci avete regalato quest'anno.
Ora c'è un ultimo grande sforzo da fare per mantenere il 4° posto che ci siamo meritati quest'anno.
Sono sicuro che ce la metterete tutta a partire da Domenica, pur se reduci da tanta stanchezza e sofferenza.
Siamo tutti con voi!
FORZA VIOLA!!!
Fiorentina Coppa UEFA Firenze Glasgow Rangers
Di Ettore (del 20/04/2008 @ 22:24:04, in News, linkato 4290 volte)
Grandissimo successo della visita del Papa Benedetto XVI negli Stati Uniti.
Oggi il Papa si è recato a Ground Zero, dove ha pregato per le vittime di tale assurda violenza e ha incontrato alcune persone che hanno perso i lro familiari quel tragico 11 Settembre 2001.
Ecco il testo della preghiera del Sommo Pontefice
«O Dio dell'amore, della compassione e della riconciliazione, rivolgi il Tuo sguardo su di noi, popolo di molte fedi e tradizioni diverse, che siamo riuniti oggi in questo luogo, scenario di incredibile violenza e dolore. Ti chiediamo nella Tua bontà di concedere luce e pace eterna a tutti coloro che sono morti in questo luogo - i primi eroici soccorritori: i nostri vigili del fuoco, agenti di polizia, addetti ai servizi di emergenza e personale della Capitaneria di Porto, insieme a tutti gli uomini e le donne innocenti, vittime di questa tragedia solo perché il loro lavoro e il loro servizio li ha portati qui l'11 settembre 2001. Ti chiediamo, nella Tua compassione di portare la guarigione a coloro i quali, a causa della loro presenza qui in quel giorno, soffrono per le lesioni e la malattia. Guarisci anche la sofferenza delle famiglie ancora in lutto e di quanti hanno perso persone care in questa tragedia. Concedi loro la forza di continuare a vivere con coraggio e speranza. Ricordiamo anche coloro che hanno trovato la morte, i feriti e quanti hanno perso i loro cari in quello stesso giorno al Pentagono e a Shanksville, in Pennsylvania. I nostri cuori si uniscono ai loro mentre la nostra preghiera abbraccia il loro dolore e la loro sofferenza. Dio della pace, porta la Tua pace nel nostro mondo violento: pace nei cuori di tutti gli uomini e le donne e pace tra le Nazioni della terra. Volgi verso il Tuo cammino di amore coloro che hanno il cuore e la mente consumati dall'odio. Dio della comprensione, sopraffatti dalla dimensione immane di questa tragedia, cerchiamo la Tua luce e la Tua guida mentre siamo davanti a eventi così tremendi. Concedi a coloro le cui vite sono state risparmiate di poter vivere in modo che le vite perdute qui non siano state perdute invano. Confortaci e consolaci, rafforzaci nella speranza e concedici la saggezza e il coraggio di lavorare instancabilmente per un mondo in cui pace e amore autentici regnino tra le Nazioni e nei cuori di tutti».
Papa Benedetto XVI Ground Zero New York
Di Ettore (del 23/03/2008 @ 03:58:01, in Varie, linkato 2168 volte)
Amici!
A tutti voi i miei più sinceri
Auguri
di una
Felice S. Pasqua 2008!
Ettore
Mi dite cosa c'è di più bello, calcisticamente parlando, che sconfiggere la Juventus, a Torino, nel recupero del secondo tempo per 3-2, dopo vent'anni dall'ultima vittoria in casa loro????
Beh forse solo se la stessa partita fosse stata una finale di Champions League o uno spareggio Scudetto!
Che soddisfazione.....
A dire la verità in questo risultato, ovviamente, ci speravo ma, visti i precedenti, avrei firmato per un pareggio....
Mamma mia che bellezza...
Ancor più bello è stato che a segnare sono stati Gobbi e le new entry Osvaldo e Papa Waigo....
Vi rendete conto???
Noi piangevamo per l'assenza di Mutu, giustamente, ma questi ragazzotti ci hanno aiutato nella realizzazione di un sogno....
Ora non è più neanche una bestemmia pensare al 3° posto....
Va bè, va bè...voglio seguire Mr. Prandelli e stare con i piedi per terra...però questa vittoria me la voglio proprio godere....SIIIII
E giovedì battiamo pure l'Everton, mi raccomando....
FORZA FIORENTINA!!!!
Fiorentina Juventus Vittoria
La Repubblica, ha pubblicato ieri una bellissima intervista a Cesare Prandelli, nella quale, per la prima volta, il Mister parla di come sta vivendo dopo la morte della moglie Manuela, avvenuta il 26 Novembre scorso.
E' un'intervista molto bella che ci fa, ancora di più capire, quale grande uomo abbiamo noi per allenatore.
Grazie Mister!
"La mia vita senza Manuela tra il calcio, i figli e Dio"
di DARIO CRESTO-DINA
FIRENZE - Questa è la storia di un uomo e una donna. Come ce ne sono tante. È la storia di un amore. Come a volte esistono. È la storia di un dolore. Come quelle che prima o poi ci sbattono addosso perché non può esserci una vita senza dolore. L'uomo si chiama Cesare Prandelli. Ha cinquant'anni. Alla fine della terza media voleva iscriversi al liceo artistico, si è ritrovato invece geometra perché la mamma gli raccomandava: il diploma, Cesare, il diploma... Voleva diventare architetto perché gli è sempre piaciuto pensare, creare, costruire qualcosa. Anche solo un'idea. Ha fatto invece il calciatore. Ha vinto con la Juventus qualche scudetto e una coppa campioni, si è distrutto le ginocchia e ha smesso presto, senza barare, a trentadue anni. Oggi è l'allenatore della Fiorentina, ma qui se potessero lo farebbero sindaco, presidente di tutti i posti in cui è previsto un presidente e, perché no?, persino papa e santo, naturalmente subito.
La donna si chiama Manuela Caffi, è sua moglie. È morta all'ora di pranzo del 26 novembre dell'anno scorso. Aveva quarantacinque anni. Quel giorno era un lunedì, il giorno in cui i calciatori e gli allenatori si riposano. "Fino alle dieci della domenica era lucidissima. Io e i miei figli durante le ultime ore ci siamo messi nel letto con lei. L'abbracciavamo, la accarezzavo, le parlavamo di continuo. I medici della terapia del dolore, che lei chiamava i suoi angeli, ci hanno spiegato che i malati terminali perdono per ultimo il senso dell'udito, ma riconoscono solamente le voci dei familiari, quelle degli estranei si trasformano in un rumore metallico. Porto dentro di me le sue ultime parole. Ma non riesco a dirle, a farle uscire. È troppo dura".
Dopo tre mesi è la prima volta che Cesare Prandelli accetta di raccontare la sua Manuela. Nella sala riunioni della sede della Fiorentina. Una t-shirt bianca e un maglione arancione, il fisico da ragazzo, lo sguardo sulla fede che porta al dito, un bicchiere d'acqua sul tavolo che a un tratto si rovescia e lui va nello sgabuzzino, prende uno straccio e asciuga il pavimento mettendosi in ginocchio. Si deve pur ricominciare, da qualche parte, in qualche modo.
Potremmo partire dalla terra, la sua. Da Orzinuovi, provincia di Brescia. "Di lì si parte e lì si torna. Dove sono nato e cresciuto, dove vivo ancora nella casa dei miei. Papà è morto che avevo sedici anni, mamma sta con me. A Orzinuovi sono Cesare e basta. C'è la piazza Vittorio Emanuele, una bella piazza con i portici. Manuela l'ho conosciuta là, al bar, una domenica pomeriggio. Giocavo in B con la Cremonese, tornavo dalla partita, avevo voglia di una cioccolata calda. Lei era con una sua amica, ci siamo soltanto guardati, ci siamo piaciuti subito. Il giorno dopo con una scusa sono andato a prenderla a scuola. Avevo diciott'anni, lei non ancora quindici. Non ci siamo più lasciati".
Quando vi siete sposati? "Nell'82. Ero alla Juve. I miei testimoni sono stati Antonio Cabrini e Domenico Pezzolla, mio compagno a Cremona. Ora fa l'ambulante, vende formaggi".
Mai una crisi, mai un tradimento? "In trent'anni abbiamo litigato una volta sola, colpa di una racchetta da tennis. Se mi chiede se le ho messo le corna le rispondo di no. Se per tradimento invece intende la mancata condivisione di una scelta e di una idea, allora le dico di sì, che a volte credo di averlo fatto. Nell'educazione dei figli, per esempio. Su questo piano sarò sempre in difetto nei confronti di mia moglie".
Padri e figli: che cosa ha imparato dai suoi genitori? "Da mio padre il rispetto per chi lavora, spero di averlo fatto mio. Da mia madre la fisicità dell'amore, il non vergognarsi di volere bene. Dimostrarlo con il cuore, la testa, le mani".
E che cos'è l'amore? "Credo ci siano diversi tipi di amore. Quello per una donna, quello per i figli, quello per gli amici. Ho scoperto che molte persone hanno paura di amare, hanno paura di vivere l'amore. Perché in amore devi dare, devi essere altruista. Forse è più facile non amare. Siamo spesso prigionieri del nostro egoismo".
Che cosa le ha insegnato Manuela? "Tutto. Ho sempre le tasche vuote, non un soldo. Mai usato il bancomat, i soldi me li dava lei. Qualche giorno fa sono stato costretto a farmi prestare cinquanta euro da un collaboratore della società per fare benzina. Non mi sono ancora abituato... Manuela mi ha insegnato a usare le parole. Mi diceva: Cesare, la cosa più importante è sapere che cosa si vuole. Domandarselo e avere il coraggio di darsi le risposte. Quando sono diventato responsabile del settore giovanile dell'Atalanta mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Poi mi offrirono il Lecce. Le dissi: mi piacerebbe provare, ma solo se tu vieni con me. I bambini erano piccoli. Andiamo, mi rispose, ma promettimi che terrai i nostri figli fuori dal mondo del calcio".
A lei che cosa non piace di questo suo mondo? "L'esasperazione, le polemiche, i processi, l'arroganza, la stupidità, l'oblio. Quando giocavo io ci divertivamo di più, tra compagni di squadra ci si frequentava dopo le partite, gli allenamenti. Mischiavamo le nostre solitudini. Oggi i calciatori lo fanno molto di meno. Questo mondo ha dato lavoro a tanti, ma tanti si prendono troppo sul serio. Eppure fai un mestiere che ti piace, ti danno un sacco di soldi, sei un privilegiato. Vivi una vita che non è normale. Se ho una qualità è quella di saper scegliere i miei abiti mentali. Non posso assumere un modo di essere che non è il mio. Non riesco a fingere, a mordermi la lingua, a mettere su il disco dell'ipocrisia".
Parlavate spesso di politica, lei e sua moglie? "Poco. Ho votato la sinistra più di una volta, ho avuto ad un certo punto simpatia per il centrodestra. Sono stato un ondivago, come vede. Vorrei una politica liberata dall'ideologia. Non mi chieda di più. Non sono preparato".
Lei è ricco? "Sto bene, molto bene. Ma la ricchezza non mi interessa. Mi preme la tranquillità economica dei miei figli. Nicolò ha ventitré anni, studia da manager dello sport. Carolina ne ha ventuno, fa lettere all'università e adora la danza. Non voglio diventare ricco. Voglio cercare di vincere qualcosa, questo sì".
Mi hanno raccontato che prima di prendere Capello, la Juventus la voleva come allenatore. Di fronte alla scrivania di Moggi lei sparò una richiesta altissima, Moggi si alzò, le strinse la mano e le disse arrivederci. È vero? "Sì. Per la Juve avrei firmato in bianco, ma sapevo che non mi avrebbero preso. Chiesi quella cifra per andare a scoprire le loro carte. Non mi presero, come avevo previsto".
Quando si è ammalata Manuela? "Sette anni fa. Allenavo il Venezia. Un nodulo a un seno. Sembrava routine. Operazione a Brescia. Meno di due anni dopo un problema a un linfonodo. Nuova operazione, parecchie metastasi, chemioterapia. Un disastro".
La Roma per qualche mese, poi le dimissioni. Perché? "Manuela voleva stare a casa. Facemmo un patto, le dissi che se le cure fossero state invasive sarei stato ogni minuto al suo fianco. Era lei la mia priorità. La sua vita era la mia vita. Tornai a Orzinuovi. Molti si sorpresero, per me invece fu una scelta naturale. Il calcio a volte ha paura della normalità".
C'è stato un momento in cui ha creduto che Manuela si sarebbe salvata? "Sì, dopo Parigi e un interminabile calvario di terapie chemioterapiche. I medici ci diedero molte speranze. Lei stava meglio. Venimmo a Firenze. Per quasi tre anni le cose sono andate bene. La scorsa primavera la situazione è improvvisamente precipitata, a maggio il tumore ha colpito il fegato. È stato l'inizio della fine. Da allora la lotta è stata soltanto contro il dolore, un dolore devastante, non più contro la malattia".
A chi altri avete chiesto aiuto in questi anni? "A Dio. Siamo andati a Spello, da frate Elia. Lunghe, dolcissime chiacchierate. Sedute di preghiera. Emozionanti, commoventi. Manuela, io, i due ragazzi. Io ho la fede, l'abitudine alla preghiera. Lei era invece un po' come San Tommaso, ma l'incontro con frate Elia è stato straordinario. L'ha cambiata. Credo che senza di lui la mia Manu sarebbe morta prima".
Ora lei come sta? "Sto. Quasi tutta la mia famiglia è venuta a Firenze, respiro quando sono con Carolina e Nicolò. Cerchiamo di capire assieme come ricominciare. Mi danno sollievo il campo, i ragazzi, le partite. Da solo mi sento sperduto".
E crede che rimarrà da solo? "Adesso le posso solo rispondere di sì. Non riesco a immaginarmi con un'altra donna accanto. Penso che una persona che abbiamo tanto amato continui a vivere dentro di noi fino a quando moriremo a nostra volta".
A Firenze la strada principale che conduce allo stadio si chiama Viale dei Mille. Per un lungo tratto a ogni albero è appeso un cartellone dell'Associazione tumori della Toscana. Raffigura Cesare Prandelli sul prato del campo. È in giacca blu e cardigan viola. Non sorride. Con il braccio destro saluta i tifosi della curva Fiesole. È il suo modo di dire grazie.
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